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4. Egeo italiano

Autore: Mario Lazzarini

 20,00

La civiltà occidentale sarebbe molto più povera senza la storia, la cultura e l’arte dell’Egeo. Tra quelle isole incantate l’Italia ebbe la sua parte, portò la sua civiltà, ne conserva un ricordo struggente.

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Descrizione

Periodi, episodi, momenti della storia attraverso immagini rare ed inconsuete, tratte da archivi personali, albums di famiglia, ricordi dei protagonisti, prima che si perdano e perché ne resti memoria.

Formato 17×24 – Pagine 128 interamente illustrato con circa 300 immagini a colori e B/N – Copertina flessibile plastificata – Brossura

L’Egeo è uno di quei luoghi che non dovrebbero appartenere ad alcuna nazione, semplicemente perché appartengono al mondo. Tutta la nostra civiltà, i nostri costumi, il nostro modo di pensare sarebbero diversi, e molto più poveri, se non ci fosse stato per millenni questo crogiuolo di civiltà, di pensiero, di arte. In questo crocevia del mondo si incontrarono e si conobbero minoici e anatolici, micenei e fenici, greci e persiani, latini, siriaci, bizantini, turchi, veneziani, genovesi; pagani, cristiani, mussulmani, ebrei, mercanti e pirati, cavalieri crociati e saraceni, santi e avventurieri, filosofi e poeti.
Anche l’Italia ha avuto la sua parte nell’Egeo, con l’impero di Roma prima, con la potenza mercantile di Venezia e di Genova poi, con l’occupazione del Dodecaneso dal 1912 al 1945 in tempi recenti. Giunta alla conquista delle “dodici isole” per un motivo occasionale (la guerra contro l’Impero Ottomano per la conquista della Libia), l’Italia ne mantenne il possesso più a lungo di quanto fosse previsto. Così la prese l’incanto di quelle isole serene, la magia di quel mare che sapeva di mito e di storia, di leggende degli dèi antichi cantate nella lingua musicale dei greci.
Mite come i cervi delle sue valli, splendida nel sole come i colori delle sue rose, Rodi accolse gli italiani con l’ospitalità semplice e sacra dei popoli che hanno conosciuto molte genti, molti dèi, molti pensieri nella loro millenaria vicenda. Ne nacque una comunità laboriosa e gentile, che non conosceva barriere odiose di razza, religione o lingua.
Restituite quelle isole alla loro nazionalità ellenica, al termine della II guerra mondiale, gli italiani andarono via con la disperazione nel cuore. Ciascuno serbava con la struggente nostalgia dell’esule un sogno: tornare. Sarà anche rimpianto di una giovinezza che la lontananza e il tempo rendono più felice nel ricordo, ma la magia dell’isola del sole e delle rose vive intatta nel cuore di quanti l’amarono. E quando oggi s’incontrano, reduci della diaspora, greci, italiani, turchi, ebrei, sono sempre “quelli di Rodi”, amici e fratelli in quella civiltà che è, o dovrebbe essere, la vera civiltà dell’uomo.

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Dimensioni libro

17×24 cm

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